Il controllo dell'esposizione
Prima di scattare, bisogna predisporre l'apparecchio fotografico per far sì che la luce che colpisce la pellicola sia proprio quella necessaria a formare un'immagine, né di più né di meno, in modo che non sia troppo chiara o troppo scura.
Per misurare la quantità di luce presente si usa l'esposimetro.
Per controllare la quantità di luce che colpisce il film, la fotocamera dispone di due dispositivi, uno complementare all'altro: l'otturatore ed il diaframma. L'otturatore è un meccanismo meccanico od elettronico che stabilisce per quanto tempo dovrà passare la luce, solitamente fra un secondo ed 1/1000 di secondo. Il diaframma è un meccanismo che forma una strozzatura nel gruppo ottico, facendo passare una maggiore o minore quantità di luce. La combinazione fra il tempo di scatto e l'apertura del diaframma stabilisce quanta luce andrà a colpire la pellicola. Facciamo un esempio, comune a quasi tutti i trattati di fotografia: se dobbiamo riempire un secchio da cinque litri, possiamo decidere se tenere il rubinetto aperto solo parzialmente per dieci minuti oppure se aprire tutto il rubinetto per solo cinque minuti. In ogni caso, la quantità d'acqua che otterremo sarà sempre quella necessaria a riempire il secchio.
I modi d'esposizione
Esposizione totalmente automatica, senza che l'operatore sia informato né del tempo né del diaframma utilizzati. Si accende una spia verde quando tutto è OK ed una rossa quando non si può scattare. In alcuni casi è attivato automaticamente il flash. Questa è la modalità d'esposizione presente su molte compatte di fascia media e su alcune reflex degli anni ottanta.
Esposizione totalmente automatica programmata: l'operatore è informato sul tempo e diaframma utilizzati ed ha possibilità di intervenire senza però modificare globalmente l'esposizione: una ghiera permette di cambiare le coppie tempo/diaframma senza però alterare la quantità di luce che andrà ad impressionare la pellicola.
Esposizione automatica a priorità: l'operatore sceglie il tempo o il diaframma e la fotocamera imposta automaticamente il diaframma od il tempo. Quando l'operatore sceglie il tempo, si parla d'esposizione automatica a priorità di tempi, nell'altro caso di priorità di diaframmi.
Esposizione manuale: nel mirino sono visibili una lancetta o un "semaforo" di diodi. L'operatore deve ruotare la ghiera dei tempi o dei diaframmi fino a fare collimare la lancetta con l'indicatore di giusta esposizione o fino a fare accendere la luce verde.
L'esposizione programmata, automatica a doppia priorità e manuale è presente in sostanza su quasi tutte le reflex elettroniche dell'ultima generazione.
Questi sistemi di misurazione della luce sono eseguiti con esposimetri "accoppiati" ai comandi della fotocamera. Il collegamento può avvenire per via meccanica, elettromeccanica od elettronica. La misurazione della luce è eseguita tramite una cellula posta sul frontale (nel caso delle compatte) o dietro l'obiettivo di ripresa. In quest'ultimo caso si parla d'esposizione TTL (trough the lens, attraverso la lente). È ancora possibile trovarsi fra le mani fotocamere dotate d'esposimetro non accoppiato, soprattutto le fotocamere russe reperibili sui mercatini: in questo caso l'esposimetro fornisce una serie di coppie equivalenti tempo/diaframma e l'operatore deve riportarle sui comandi della macchina. La stessa operazione deve essere eseguita usando esposimetri separati.
La coppia tempo diaframma
In precedenza abbiamo paragonato la pellicola ad un secchio da riempire e l'obiettivo al rubinetto: per riempire il secchio, si è detto, si può aprire al massimo il rubinetto per un breve tempo, oppure lasciar scorrere un sottile filo d'acqua per un tempo più lungo. La coppia tempo diaframma lavora allo stesso modo: a parità di pellicola e d'illuminazione, più terremo aperto il diaframma, minore dovrà essere il tempo d'esposizione, e viceversa. In pratica, l'operatore può scegliere se utilizzare un diaframma f/2 ed un tempo di 1/1000 di secondo oppure f/5,6 ed un tempo di 1/125 di sec. Naturalmente la scelta della coppia tempo diaframma non deve essere effettuata a caso, ma in base al modo in cui ciascuna delle due grandezze influisce sull'immagine finale.
La scelta del tempo d'esposizione influisce sulla nitidezza con cui saranno poi rappresentati gli oggetti in movimento: tanto più rapido sarà il tempo d'esposizione, tanto più "fermi" saranno gli oggetti in movimento. Dosare il tempo permetterà quindi di fotografare per esempio un ciclista in movimento in modo che sembri completamente fermo, oppure in modo che solo le ruote vengano "mosse" oppure ancora in modo che sia tutto mosso, dando impressione di velocità.
Il valore di diaframma definisce invece la "profondità" della zona a fuoco: provando a fotografare una fila di birilli od una staccionata presa d'infilata, ci accorgeremo che non è sempre possibile mettere a fuoco tutti i birilli o tutti i paletti. Il diaframma ci permette di controllare la zona nitida della fotografia: più il diaframma è chiuso, maggiore sarà la profondità di campo e viceversa. La conoscenza di questa caratteristica ci permette di operare alcune scelte importanti, delimitando ad arte la zona nitida (per esempio, in un ritratto useremo il diaframma aperto al massimo, in modo da avere a fuoco solo il viso del soggetto; in un panorama chiuderemo il più possibile per avere tutto a fuoco. Tutto naturalmente con una vastissima gamma di sfumature.)
È evidente a questo punto quali sono le possibilità espressive legate al sapiente uso del tempo e del diaframma. Per poterle sfruttare al meglio dobbiamo conoscere a fondo la nostra fotocamera, perché alcune compatte scelgono da se ed all'operatore resta ben poco da fare. Quando le operazioni possono essere controllate, è bene seguire un determinato schema:
Decidere quale sia per noi in quel momento la grandezza più importante, fra tempo e diaframma. Per esempio, volendo scattare un bel ritratto in primo piano, scegliamo il diaframma da impostare a f/1,8.Impostare sulla macchina fotografica il valore prescelto.
Controllare sulla fotocamera che l'altro valore (nel nostro caso il tempo) sia adeguato alle nostre esigenze. In pratica, se impostassimo un valore di diaframma tanto aperto in condizioni di luminosità eccessiva, molto probabilmente il tempo d'otturazione richiesto sarebbe più breve del tempo più veloce concessoci dalla fotocamera. A questo punto dovremo rivedere le nostre scelte, chiudendo il diaframma quel che basta per ottenere un tempo d'esposizione accettabile.
Operando con una reflex automatica, nella maggior parte dei casi l'esposimetro imposta automaticamente una coppia tempo diaframma basandosi su diversi parametri. Comunemente l'operatore può modificare la scelta automatica senza variare l'esposizione complessiva (funzione shift).
La scala dei tempi
I valori del tempo d'esposizione sono indicati chiaramente su tutte le fotocamere "serie": i numeri riportati riportano una successione di cifre che indicano frazioni di secondo, cosicché "125" indica 1/125 di secondo, "1000" 1/1000. Guardando la scala è facile capire che ad ogni scatto (in gergo "stop") i valori sono raddoppiati o dimezzati: la scala infatti parte da uno per crescere seguendo la sequenza 2 - 4 - 8 - 15 - 30 - 60 - 125 - 250 - 500 - 1000. In alcune fotocamere si arriva a 2000, 4000 ed oltre, fino ad 1/12000 di secondo.
Come già accennato, la scala dei diaframmi è meno intuitiva rispetto a quella dei tempi: i numeri che si susseguono sul barilotto dell'obiettivo o sul display della fotocamera sono spesso fonte di confusione. Prima cosa da ricordare, sempre è che tanto più è grande il valore numerico, tanto è più piccolo il diametro del diaframma.